Quando ero ragazzo
andavamo insieme, io e mio fratello,
a tagliare frasche di tiglio.
Salivamo sugli alberi
con roncole che sembravano enormi.
Poi, a terra,
legavamo i rami in fascine.
E la sera ascoltavamo raccontare storie,
mondando i fiori dalle foglie e dal legno.
D'inverno quei fiori diventavano tisane,
e insieme al vino conciliavano il sonno.
Non ho scordato i sentieri scivolosi,
le strade sterrate roventi,
le scarpe zuppe di acqua di fosso,
le dita doloranti dei piedi,
il profumo di resina degli aghi di pino,
l'odore del freddo,
il gusto agrodolce della povertà.
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