Territorio

Smrt fašizmu, sloboda narodu!







domenica 28 ottobre 2012

Anna

La donna estrae un fazzoletto,
lo bagna con la saliva e gli pulisce la faccia.
Il bambino, infastidito, accetta senza ribellarsi.

Si fida di lei.
Quando ha fame lei lo nutre.
Se ha freddo lei lo scalda.
Se è triste, lo consola.

Quando è con lei, lui non ha paura
delle ombre invernali,
nascoste dietro gli angoli delle case,
dove non arriva la luce della lampadina.

Lei lo ama come si ama un figlio e lui, senza saperlo, lo sa.

E così trascorrono pochi anni.

Quando lei muore,
una voragine dentro il cuore del ragazzo,
ingoia ogni ricordo.
 

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sabato 27 ottobre 2012

Tina, mater

Di te ho già parlato qualche tempo fa.
Non bene, devo dire.

Troppo giovane.
Troppo stronza.

Per anni ce l'hai raccontata:
le circostanze,
il destino,
l' impossibilità.

Ho pochi ricordi di te.
Un viaggio in FIAT centoventisette (verde 127).
Lasagne al forno.
Sole pallido.
Smog.
Copertoni bruciati lungo la superstrada.

Poca roba.

Non eri capace.
Bastava dirlo.

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venerdì 26 ottobre 2012

Daniele, frater

Ti ricordi quanto caldo faceva d'estate,
quando scendevamo al fiume e ci buttavamo nell'acqua fredda?

Qualche volta ci portavamo un succo di frutta, che bevevamo ben caldo al ritorno.
Non c'erano i frigoriferi portatili o le borse termiche al tempo.
E in ogni caso le avremmo snobbate quelle trovate da "cittadini".

E poi, per bere, c'erano le fontane col mascherone e l'acqua che correva sempre.
A volte di ritorno dai boschi mettevamo la testa sotto l'acqua gelata e scoppiavamo a ridere.

E d'inverno si formavano ghiaccioli sulle strisce di ferro su cui si appoggiavano i secchi da riempire.
Staccavamo le stalattiti e le succhiavamo come fossero gelati.

E mai avremmo pensato che un giorno avrebbero staccato i mascheroni,  messo dei rubinetti e infine tolto le fontane.
Per  far passare le automobili nelle strade strette del paese.

Poi te ne andasti.
E io continuai ad andare nei boschi da solo.

E quando tornasti non eri uguale a prima.
E nuotare al fiume non ci andammo più.

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lunedì 22 ottobre 2012

Dov'eri

Si combatte per mantenere il naso
appena appena sopra il livello della merda,
per salvare le rovine di un mondo morto,
perché altro non conosciamo.

Ci si ripara dietro liste di doveri,
dalle responsabilità si fanno discendere alibi,
si fanno rinunce,
ci si sacrifica,
si aspetta (Godot).

Ma la responsabilità corre tra uguali
e  noi non dobbiamo niente,
e di quello a cui rinunciamo non abbiamo alcun bisogno,
e i sacrifici li lasciamo ai fedeli per il proprio dio.

E riguardo all'attesa,
potrebbe accadere,
che dalla carenza nasca un desiderio,
e che dal desiderio nasca un sogno.



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domenica 21 ottobre 2012

Egidio

Il letame fumante nei campi
a ridosso egli alberi da frutto,
il battere del martello sulla lamiera
in lontananza,
il rosso violaceo di una foglia di vite,
aggrappata all' autunno.

Il cane mi alita addosso,
e un falco vola in cerchio,
mentre la terra fuma
del vapore della guazza della mattina.

Un po' più tardi,
tracanno qualche sorso di vino
dalla bottiglia rimasta al fresco
dentro la vasca del verderame.

E' aspro e fresco
e rinfresca e riscalda
in questa giornata già calda,
così tanto calda.

"Nonno come scivola giù questo vino".
E lui ride prima di bere,
e alza il bicchiere
alla nostra salute.

Disteso nell'erba alta,
godo questo momento,
che sta per passare,
che è appena passato,
che esisterà sempre.

Perché il passato non esiste
esiste il presente
e i mirtilli selvatici si raccolgono tra giugno e luglio,
in secchielli di alluminio per il latte
e i finferli profumano di pesca
e crescono lungo le rive di questo torrente
che non è mai secco.

E questo io lo so da sempre.
 

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giovedì 18 ottobre 2012

infami

volano rapaci sulle rovine
si nutrono di accidia e frustrazione
chiudono gli occhi per non guardare
le orecchie per non ascoltare
le menti per non pensare

ciononostante

aprono le bocche per  parlare
giungono le mani per pregare
aprono le borse per intascare
piegano il collo davanti al potere

sono i penultimi
quelli che trovano sempre qualcuno che sta peggio
per poterlo picchiare

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lunedì 15 ottobre 2012

Ci odia tutti!

Posseggo tre gatte rompicoglioni (posseggo?).
Al mattino, appena apro la porta, una di loro entra in casa,
mi si piazza davanti e comincia a miagolare.

Io la ignoro e preparo il caffè.
Sono le sei passate da poco e non ho tempo da perdere.

La gatta insiste,
mi passa tra le gambe,
mi fa inciampare,
mi fa bestemmiare.

E continua a miagolare.

Vado in bagno,
mi lavo in fretta,
mugugno una domanda ad uno qualsiasi dei figli,
che, a quest'ora, sono interscambiabili.

La risposta, quando arriva,
è a malapena intelligibile.

Pazienza, mi dico...pazienza.

E la gatta insiste,
mi si infila di nuovo tra le gambe,
e di nuovo inciampo,
e di nuovo bestemmio.

E lei continua a miagolare.

Alla fine, cedo.
Le do da mangiare.
La gatta si calma e non mi caga più.

Improvvisamente capisco i sentimenti di Dio verso i suoi fedeli imploranti.
 

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venerdì 12 ottobre 2012

All'alba

Mi addormento che quasi è ora di alzarsi.

Sogno cani sperduti
e ferite sanguinanti,
fantasmi che vengono a bere un bicchiere,
e scavano buchi,
riaprono porte chiuse
e si dissolvono e bruciano
tra il sonno e la consapevolezza.

Apro gli occhi e trattengo le lacrime.
Il mondo implode e non vedo ancora vie di fuga.

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mercoledì 10 ottobre 2012

Di notte

Resto lì.
Rannicchiato.
 
Nè Consolazione,
nè Luce.

Il tempo incalza.
Porge il conto.

L'uomo che ero non esiste più.

Un bimbo di otto anni.
Non sono io.

Rimangono immagini.
In spazi stretti.

E perdite infinite.
 

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domenica 7 ottobre 2012

o No?

Bisognerebbe ritornare indietro,
che  a ben guardare sarebbe l'unico modo per andare avanti.

Sei arrivato in fondo ad una strada e c'è un muro,
oppure, se preferisci un'altra metafora,
un burrone,
un baratro,
un precipizio,
che ne so io di cosa vedi tu?
io vedo un muro!

Però, siamo daccordo che c'è questo cazzo di ostacolo che ci impedisce di andare avanti,
giusto?

Allora uno dovrebbe fermarsi,
guardarsi attorno,
vedere se c'è un'altra via,
e se non c'è,
tornare indietro fino al punto in cui ha sbagliato direzione.

Lo dico perchè oggi, a pranzo,
parlavamo appunto di questo
 e del rincoglionimento che tuttti ci assale
 come il terribile morbo dell' "armata brancaleone".

E c'era questa ex staffetta partigiana,
uesta donna piccola e magra di ottantanonsoquanti anni.

Va beh, lei è lì di fianco a me e ascolta le cazzate che diciamo.

E le diciamo con difficoltà,
perchè è difficile in un gruppo di persone parlare uno alla volta,
dopo aver ascoltato quello che ha detto l'interlocutore precedente,
perchè siamo abituati a sproloquiare e non a parlare,
oppure ad affermare senza ascoltare,
o proprio a non parlare,
che non è mica stare zitti,
ma dire niente sputando suoni.

Ma  insomma tornando a noi,
la ex staffetta partigiana, sembra quasi disinteressata da tutta la situazione,
ma poi invece
a un certo punto mi fa: "fai bene ad accendere fuochi, nascono belle discussioni".

Figata! O no?

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sabato 6 ottobre 2012

per Bern-Hart

Mia nonna era maestra elementare.

Durante il fascismo,
un brutto giorno,
venne una squadraccia a minacciarla,
perchè  lei, da sempre, iniziava le giornata scolastica
facendo recitare ai bambini il "padrenostro"
invece che il saluto al duce.

Lei rispose con candore che dio era al di sopra del duce.

Avendo io sempre avuto in spregio sia dio che il duce,
ci misi molti anni a capire il coraggio, o la pazzia,  che guidò la risposta della nonna.
 

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giovedì 4 ottobre 2012

il mondo 2.0

Emozioni indotte,
esposte come seppie sul ghiaccio
al banco del pesce.

Incarta e paga.

In breve tempo,
rimane soltanto
la puzza molliccia.

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Tre storie

Profumo di terra e di legno.
Sono lì: gambo bianco e cappello marrone.
La condensa del mattino mi bagna le scarpe,
mentre taglio i gambi che spuntano dal ceppo
dell'albera caduta
durante una bufera,
qualche tempo fa.

Ogni mese, secco permettendo,
ributtano.
Col cambio di luna,
a volte due in un mese.

Mentre metto i pioppini nel cesto.
penso al giorno che mi attende,
a chi dovrò incontrare,
agli sguardi vuoti,
alle banalità,
all'ipocrisia,
alle frasi fatte,
alle manipolazioni,
alle mani in tasca.

Torno verso casa,
appoggio il cesto coi funghi.
Mi guardo allo specchio.
Mi guardo le mani.
Spengo i pensieri.

Fra dodici ore
o dodici minuti
o secondi
sarò di nuovo qui
a guardarmi le mani
davanti a uno specchio.

Nel frattempo niente di vero sarà accaduto davvero.

E questa è la terza storia.
 

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martedì 2 ottobre 2012

G.

E mi ricordo anche dell'odore acre di chi non si lava, perchè l'acqua si prendeva alla fontana in due secchi di rame, uno per lavare e uno per bere e cucinare, e si mettevano sotto il lavello di pietra chè il marmo è un lusso che non ti puoi permettere lavorando al Pignone con sei figli da mantenere e la moglie quasi sempre ciucca.

E quando venivo a casa tua mi sedevo a fatica, e bevevo un bicchiere d'acqua, schizzinoso, perchè la casa era proprio sporca e c'era sempre questo odore di gente che caca nella latrina troppo vicina a casa, che oggi l'asistente sociale ti darebbe in affido te e tutti i tuoi fratelli e sorelle, ed era l'Italia di 40 anni fa, mica le favelas Brasiliane.

E anche io fui a rischio, anche se casa mia era pulita, e il cesso era distante da casa e l'odore non c'era, ma poi la nonna pagò l'ufficiale sanitario per chiudere un occhio. E lui lo chiuse e restammo in quella casa e  il nonno costruì un bagno con la vasca e il docciatore che pareva un telefono e i vicini vennero a vederlo.

Beh si, mi ricordo che nevicava e io avevo una slitta, di ferro e plastica gialla, e andammo insieme in cima a quel prato e ci lanciammo in due io davanti e tu dietro e filavamo come treni e poi ci scambiammo di posto, e mi ricordo il tuo passamontagna blu, impregnato di quell'odore che c'era sempre a casa tua, appunto.

E fu proprio per quell'odore e per la tua famiglia disprezzata dal mondo e per la mia differenza da te che decisi che saremmo diventati amici.

 

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Prima repubblica, seconda, terza e tutto il mondo

Mentre l'impero crolla, vigliacchi, infami, ladri, sfruttatori, criminali e puttane cercano il massimo godimento.
Brillano per un po' e poi si spengono come lumini nella merda.

Io, ho preso appunti.
Mi ricordo.

 

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