Territorio

Smrt fašizmu, sloboda narodu!







sabato 30 aprile 2011

pensieri sciolti e pensiero corto

Il territorio in cui l’individuo si trova a vivere (per scelta, per sfortuna o per caso), non è solo una superficie sulla quale appoggiare manufatti e installazioni, ma un ecosistema complesso che nel corso del tempo ha indubbiamente subito trasformazioni naturali e artificiali. Questi cambiamenti, però, fino a poco tempo fa, non ne avevano distrutto la “naturalità.

Esiste una relazione naturale stretta tra territorio (ecosistema),e individuo.
Quando ci penso, è naturale, per me, immaginare l’individuo inserito nel suo contesto territoriale sia (esso contesto) più grande come il mondo intero o più piccolo come un villaggio in un posto qualsiasi del pianeta.
Questo è il legame che immaginerei in modo spontaneo: l’uomo che vive dentro l’ambiente e lo influenza e ne è consapevole, antropizza il territorio, ma in modo naturalmente adeguato.

Purtroppo, il pensiero corto, non riesce ad immaginare un legame nel quale la relazione sia di appartenenza, mutuo sostegno e interazione positiva.

Il pensiero corto immagina solo relazioni di dominanza-sudditanza.
L'ambiente "al servizio di".

Quando va bene l'ambiente è al servizio del cittadino, ma molto più spesso, dice il pensiero corto, l'ambiente è al servizio di chi pensa corto.

Il pensiero corto, immagina individuo, ambiente e territorio come risorse da consumare.

Milioni di ettari di foresta e terreno agricolo, per non parlare delle coste, dei mari e degli oceani vengono consumati per sempre in nome del cemento, dell'industria, dei mangiatori di carne industriale, dei produttori di combustibile "ecologico", dei mangiatori di mammiferi marini, per permettere a tutti di sognare (sognare, si badi bene) di possedere sempre di più e diventare come chi induce questi sogni.

Milioni di vite vengono consumate in continua instabilità, in perpetua migrazione, in ininterrotta marginalità, in precaria condizione di lavoratore-consumatore alla ricerca di inesistente spazio e finto benessere.
Sono le risorse umane di un sistema inumano dove il singolo non conta un cazzo e i padri caricano i propri debiti sulle spalle dei figli e i figli pagano per avidi pigri padri pavidi.

Consumo, pigrizia, pavidità sono le parole chiave con cui decifrare la società del pensiero corto.

Ribelliamoci: diciamo le nostre parole chiave che sono sobrietà, azione, coraggio.
Andiamo contro e costruiamo il nostro modello.


4 commenti:

  1. D'accordo. Cominciamo anzi continuiamo. Però si arriva sempre fino ad un certo punto. Quello in cui occorre ridefinire il denaro in tutte le sue forme e i suoi giri. Mi pare che lì si fermino tutti ma proprio tutti e si capisca che non si può andarne fuori se non cambiando qualcosa lì perché il "morbo" è lì che si rigenera.

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  2. Vero verissimo. Stasera questo argomento è molto più grande delle mie capacità. Tu che faresti?

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  3. Più che pensare non posso! ma se potessi comincerei col tirare il freno al proliferare di derivati che vengono prodotti dalle istituzioni finanziarie per (utopia?) riportare equilibrio tra la massa di moneta e l'economia reale sottostante. Le banche dovrebbero operare con una leva finanziaria limitata per prevenire le bolle.

    Il problema assume una complessità crescente e la soluzione è posticipare il crac creando e iniettando nel sistema nuove forme di denaro. Per la finanza questo è un funzionamento normale ma nella realtà poi accadono le crisi perché l'avidità è crescente al contrario della fiducia che nel tempo diminuisce (per quel che riguarda il denaro). Segnalo qualcosa sull' argomento qui e qui .

    Utz

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  4. Chiedo venia,
    volevo segnalare qualcosa anche io:

    http://www.paolobarnard.info/interventi_indice.php

    Nomi e cognomi compresi.

    http://www.paolobarnard.info/docs/Il_Piu_Grande_Crimine.pdf

    au revoir

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