Se arrivasse la tempesta di sabbia, che oscura il cielo e porta con sè le cavallette e le rane e toglie il respiro, se sorgesse dal mare l'uragano e facesse ricadere i pesci sopra la mia testa, se l'acqua coprisse la terra e restassi aggrappato ad un tronco, se il terremoto smuovesse la terra sotto i miei piedi, sarebbe bello sopravvivere abbastanza a lungo senza provare paura, per assaporare la meraviglia, per spalancare gli occhi stupiti, per vivere un solo minuto di consapevolezza.
Preferisco l'erosione costante del chiedersi sempre, dell'infinitezza della curiosità ( anche se diventa strumento contro il rincoglionimento in cui vogliono farci cadere) ,lo specchio della sera con cui fai i conti reali del passaggio giornaliero: provo a vivere e spero almeno di restarne cosciente.
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