Territorio

Smrt fašizmu, sloboda narodu!







sabato 28 aprile 2012

Caro Leader

Benito, Silvio, Umberto, Beppe.
Non si può non vederne la continuità.
E la contiguità.
Ci dovremmo fidare?
Perchè dovremmo, di uno, uno solo,
che abbia anche le migliori intenzioni del mondo (e non le ha).

E tutta questa gente,
i seguaci,
che disinvoltamente passa dal vecchio pensiero unico al nuovo conformismo.

Così desiderosa di qualcuno che pensi al suo posto.

Inevitabilmente, ogni potere perpetua se stesso nutrendosi del "nuovo che avanza".
Il nuovo che avanza è un maschera per concetti ammuffiti,
come cibo dimenticato e riproposto in nuova salsa alla moda.
Il nuovo che avanza è un paliativo, un'aspirina presa durante la pestilenza.

E' il caso di indietreggiare, voltare le spalle e cambiare direzione.
E' ora di diventare ognuno leader sufficiente per sè e in grado di stringere mutui rapporti con gli altri.
Una scelta radicale che ci porti fuori da questo stagno e ne allontani i miasmi.

Adesso alzati , metti il naso fuori di casa e guardati attorno.
Quello che vedi.
Quello che puoi fare.

Oppure puoi fidarti di Beppe, di Silvio o di Benito,
puoi chiamarli per nome o dare a tuo figlio lo stesso nome
puoi rimanere lì a sperare ed aspettare.

Fino a quando verrano con il fucile.

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giovedì 19 aprile 2012

L'età dell'immagine debole

Centomila persone al funerale del calciatore morto sul campo da calcio.
Perchè?
Improvvisamente la pietà dormiente si è risvegliata nei cuori della folla acefala.
Non nel mio.
Perchè?

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domenica 15 aprile 2012

padri e figli

Da una collana di vuoti a perdere, riesco a trattenere qualche perla:

una frase ascoltata venti anni fa,
un pezzo di cielo convalescente visto dalla finestra,
un brano musicale in penombra,
le avventure vissute dentro un fumetto,
la copertina di un libro,
il profumo della resina dei pini nelle giornate calde,
la testa immersa nel torrente alla fine del giorno,
le vertebre della schiena della ragazza grande che mi portava cavalcioni,
i lamponi che macchiavano di rosso le nostre bocche,
la linea curva e flessibile della mia compagna,
la notte che ubriachi stavamo sospesi sopra un mare di nuvole.

Nelle giornate di pioggia si possono enumerare i bei ricordi
per evitare che il tempo trascorso si riduca
ad un foglio a quadri
con un disegno
e parole infantili
che descrivono un'assenza.

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martedì 10 aprile 2012

Aspettando

Seduto a lato di una strada.
Le spalle alle automobili.

Centinaia di piedi.
Ogni piede metà persona.
Ogni due piedi una vita che passa
di fronte.

Puzza e fumo di cibo da poco,
mi penetrano le narici
fastidiosamente.

Senza guardare ascolto le vostre voci.
Ogni voce una vita che passa
accanto.

Fratelli nella nebbia.
Per una volta non vi odio per essere così diversi.

Ma forse questo è il mio ultimo giro.
e quindi, mi dico ch'è inutile correre.

Non ho fretta, vivo in discesa.

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